venerdì 14 giugno 2013

I carciofi di Ce'

Ogni viaggio è accompagnato da una valigia. C'è chi sceglie di riempirla con vestiti di ogni sorta, scarpe e orecchini, c'è chi la imbottisce di libri e cd, c'è chi la farcisce di cibo e di pentole. Io mi colloco nella terza categoria. Del resto saper essere degli ospiti desiderati è un'arte a tutti gli effetti.
E così sono partita alla volta dell' Irlanda, terra abitata da i miei cari Teo e Tomi che nel frattempo si sono moltiplicati. A febbraio è arrivata la piccola Emi, fagottino di bellezza e serenità (apparte quando impreca affamata-ma è bella lo stesso). Essendo la ragione del viaggio il passare insieme le vacanze di Pasqua, Ce' - il nonno di Emi- mi ha incaricato di recapitare sani e salvi ben quattordici carciofi (già lavati e privati delle foglie più esterne) e i loro gambetti dal sapore intenso. Non c'era nessun rischio che io li divorassi all'aeroporto, ma il bagaglio (imbarcato nella stiva a causa della presenza di olio extravergine di oliva e di una contundente padella in ceramica) si sarebbe potuto perdere in quel mondo delle valigie mai consegnate. Che brutta fine sarebbe stata per il gregge di carciofi di Ce' !
I carciofi e la Pasqua: da quando è nato Ce' pare sia un binomio inscindibile. 
E probabilmente lo era anche quando era nata la sua mamma e la nonna della sua nonna e la nonna della sua trisnonna. Insomma: un sacco di tempo. E soprattutto la Pasqua e i carciofi cucinati da Ce': non è mai esistita Pasqua migliore.
Capirete ora di quale responsabilità io sia stata investita nell'attraversare l'Europa munita di tutti gli ingredienti necessari a preparare i suddetti ortaggi.
Il bagaglio per fortuna, è arrivato indenne. Nessuno ha tentato di rubarmi l'armata di "Cynara cardunculus" che in questa umida parte di mondo pare sia merce rara. 
I carciofi sono i fiori del sole. E infatti crescono in Italia.


Poche ore dopo aver varcato la soglia di casa di Teo, Tomi e della piccola Emi, mi sono accinta a spacchettare i doni portati con tanta attenzione. Sono stati accolti con un boato di gioia e con un sorrisino di Emi che sta sperimentando le infinite possibilità di espressione che ha il volto umano.
Dopo i convenevoli "Come stai?", "Cosa fai?", "Come è andato il viaggio?", "Vuoi un thè?" (in Irlanda assumono quantità inquietanti di teina..) sono passata all'azione. I miei protetti carciofi non potevano attendere troppo prima di essere cucinati. E così ho predisposto tutto il necessario:
- loro i quattordici c. (potete contarli nella foto);
- un ciuffo di prezzemolo (che penso fosse sedano o qualcosa di simile, ma l'unica cosa adatta che fosse in frigorifero);
- un numerosa famiglia di agli; 
- olio extravergine di oliva a volontà;
- sale qb.



Dopo aver pulito gli agli (che avrete l'accortezza di non sminuzzare, per permettere agli schizzinosi di scansarli adeguatamente), ho proseguito con il preparare un battutino di quel curioso prezzemolo-sedanato. Viste le origini nipponiche di Tomi, e il loro culto per le affilate lame, in questa casa non mancano efficientissimi coltelli, e i battuti vengono che è una meraviglia! 


A questo punto è arrivato di il momento di immergere la famiglia di agli in una bella piscina d'olio..e così ho fatto, provvedendo al accensione del fornello (fondamentale!). Mi sono scordata di scrivere che Ce' i suoi carciofi l'ha sempre cucinati con la pentola a pressione, e in questa versione che vi riporto ho utilizzato la suddetta pignatta. 



Una volta avvertito nell'aria il profumo dell'aglio ho aggiunto il prezzemolo-sedanato e ho lasciato soffriggere per qualche minuto.

Ecco che arriva il momento più artistico della ricetta: ho preso uno ad uno i carciofi e li ho tuffati a testa in giù nel soffritto, preoccupandomi di incastrare i gambetti verticalmente tra un carciofo e l'altro. Quest' operazione è molto importante perché permette ai carciofi di catturare il sapore dell'aglio e del prezzemolo. Ecco una foto per capire la disposizione. 


Ho lasciato che i "fiori del sole" iniziassero una prima cottura nell'olio, e dopo qualche minuto ho aggiunto un bicchiere d'acqua giusto per evitare che bruciasse l'aglio (l'incubo di tutti i cuochi). Poi ho aggiunto altri due-tre bicchieri d'acqua e il sale prima di chiudere la pentola a pressione.


A questo punto non mi è restato altro da fare che attendere quei trenta minuti di cottura necessari perché il piatto risultasse perfetto alla maniera di Ce' . E in questo tempo mi sono dedicata a contemplare la bellezza della piccola dormigliona Emi.
Una volta suonato il timer, insieme a Tomi abbiamo segretamente assaggiato un carciofo... erano squisiti! Il nonno Ce' avrebbe esclamato: "Bel colpo! Brave!" 
Li abbiamo, poi, disposti in una "doggy box" perché la destinazione ultima dei carciofi (prima dello stomaco, s'intende) è stata un picnic nel giorno di Pasqua!!


  
E così è passata anche questa Pasqua, lontano dalla mia casa di origine, ma con le tradizioni più care nel cuore e nello stomaco..
La mia Pasqua va a braccetto anche con le uova dipinte , con il pane svizzero, con un tubetto di maionese, e con un bel salamino!

A presto!


Related Posts Plugin for WordPress, Blogger...